I disagi di una rossa, il desiderio e le passioni

I disagi di una rossa, il desiderio e le passioni
L’incontro con Monica (e tra i suoi ed i miei disagi quotidiani), come spesso mi ritrovo a pensare, ed anche ad anche a dire, non necessariamente deve essere frutto del caso. Di questo incontro mi è piaciuto il fatto che lei fosse una giovane donna, differente da me, per età e formazione, esperienza e scelte. Eppure la condivisione della curiosità per la vita, la piacevolezza che avvertivo nel parlare con lei, il senso di complicità e la consapevolezza della sua capacità di ascoltare realmente quanto le andavo dicendo, mi hanno portata a pensare alla bellezza ed alla straordinarietà di quel colloquio: un attimo prima non ci conoscevamo, un attimo dopo ci scambiavamo idee e facevamo progetti con la cura e la passione che caratterizzano l’approccio al femminile. Cura e passione, queste due parole le ho sempre amate difficilmente me ne separo tanto che hanno accompagnato ogni mia scelta importante, personale e professionale e proprio loro mi hanno ispirata in merito all’argomento con il quale desidero partire per avviare il nostro percorso di condivisione. A questo proposito impossibile non parlarvi di un libro che si intitola “Appassionate” e la cui autrice è Filomena Pucci, donna straordinaria, affermata autrice televisiva che ad un certo punto della sua vita, che non era neanche troppo male, si rende conto di non essere felice, nonostante possegga tutte quelle cose che agli occhi di ognuno di noi rappresentano l’essenza della felicità: un lavoro prestigioso e ben retribuito, una bella casa, una relazione di coppia…eppure, come lei stessa scrive: “Dov’era intanto la mia felicità?” A quel punto è iniziato il suo faticoso cammino di ricerca della felicità, cosa che l’ha portata a lasciarsi alle spalle ogni certezza ed a scegliere un futuro tutto da costruire. Chi tra noi, almeno una volta, non ha provato un senso di inappagamento, seppure vago, in relazione ad alcuni aspetti della propria vita o ad alcune delle scelte fatte, oppure chi non si è sentita insoddisfatta in merito ad atteggiamenti o comportamenti che le sono propri? Eppure la reazione che abbiamo, quello che spesso facciamo è di non dare ascolto a questa sensazione, come se fosse poco importante o addirittura pericolosa, come se portare cambiamenti nella nostra vita fosse qualcosa che è meglio evitare. «Non esiste alcuna trasformazione se il desiderio non motiva la volontà di cambiare», ha scritto Filomena. In effetti il desiderio rappresenta anche una metafora che concretamente si esprime sotto forma di una qualche passione. Il desiderio è il motore ed il carburante del nostro sentirci pienamente vivi e grati di esserlo. Allo stesso modo sono le passioni che donano sapore alla nostra vita come poche altre cose sanno fare. Desiderio vuol dire, alla lettera, “mancanza di stelle” e per estensione, noi lo associamo alla sensazione di mancanza. Il prefisso de- ha anche un significato di rinforzo, quindi de-siderare, può anche voler dire pure “guardare le stelle con attenzione”, sperando in qualcosa. Così il concetto di desiderio contiene in se stesso, sia la spinta verso ciò che sentiamo mancarci, sia l’energia per compiere i passi necessari a raggiungere l’oggetto della mancanza. Possiamo, perciò, pensare ai nostri desideri come ad una guida, come ad un sentiero che se scegliamo di percorrerlo può condurci verso il nostro benessere più profondo. Proprio per questo è importante coltivare i desideri che abitano dentro di noi e prima ancora è fondamentale scoprire cosa desideriamo veramente, cercando di andare oltre gli aspetti materiali (che spesso ci lasciano insoddisfatte) e concentrandoci su quei desideri che riguardano la nostra essenza, la nostra autorealizzazione cioè quelli che si esprimono attraverso le nostre passioni più vere.
Cosa ne pensate? Che esperienza avete, in merito? Vi è capitato di raccogliere questa sfida?

Articolo a cura della psicologa Alessandra Proietti

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